Gli scavi condotti in via Cassino, nella periferia nord della città moderna, all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso, hanno portato in luce una porzione di un edificio destinato alla produzione di vasellame ceramico. L’impianto era ubicato lungo l’antica via per Hasta (Asti), ai margini del perimetro urbano antico, e costituisce l’unica testimonianza ancora visibile degli impianti produttivi di Aquae Statiellae.
Strutture del genere erano collocate ai margini del tessuto urbano, in aree dove era più facile reperire spazi per le attrezzature necessarie al funzionamento delle fornaci, evitare l’inquinamento provocato dai fumi dei forni e favorire lo smaltimento degli scarti e dei residui delle cotture. Fondamentale era poi la vicinanza di corsi d’acqua e di vie di comunicazione – il rio Medrio e la strada per Asti, nel nostro caso – che dovevano favorire l’approvvigionamento idrico (necessario per la lavorazione dell’argilla) e lo smistamento delle merci.
L’edificio rinvenuto in via Cassino è composto di sei ambienti, distribuiti attorno ad un cortile centrale, dotato di un pozzo con vera in pietra, che si affacciano con un porticato sul marciapiede della strada romana; ad essi si accede tramite un’ampia soglia in marmo. I muri, di cui si conservano solo le fondazioni, sono costruiti in ciottoli di fiume legati con malta; l’uso del mattone si riscontra solamente nei tramezzi del vano più settentrionale che appartengono ad una fase più recente. L’edificio dovette subire infatti diversi rifacimenti e la frequentazione dell’area giunge fino ad epoca medioevale, quando la costruzione di un pozzo distrugge parzialmente i muri dell’ambiente nord.
La ripetitività delle forme del vasellame qui rinvenuto, la presenza di numerosi frammenti ceramici con evidenti deformazioni, scarti di cottura e piccoli grumi di argilla sagomati a piramide (che fungevano da distanziatori tra i vasi posti all’interno della fornace) insieme alla presenza di pozzi, vasche e canalette di scolo ricollegabili al ciclo di lavorazione dell’argilla sono gli elementi che hanno consentito di riconoscere nell’edificio un impianto per la produzione di ceramica.
Il materiale ceramico rinvenuto ha anche permesso di stabilire che si trattava di una fornace specializzata nella produzione di vasellame d’uso comune, di non grande qualità: tegami, pentole, olle destinati alla cottura e alla conservazione dei cibi, brocche, bicchieri e coppe destinate alla mensa. Il materiale consente di datare l’attività della fornace tra I e II secolo d.C.
INFORMAZIONI
DOVE
Via Cassino, angolo via Fratelli Sutto
ORARIO
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